domenica 11 novembre 2007

Questione di Genere..Questione di Civilta!


Ricevo e pubblico l'ottimo intervento di Patrizia, Responsabile delle Politiche di Genere della Segreteria Provinciale di Nuoro


La violenza subita da Giovanna Reggiani e la sua morte, non devono diventare un pretesto per una campagna d’odio e razzismo. Chi come noi da anni si batte contro la violenza subita dalle donne , non può non rimanere disgustata dalla strumentale e scomposta reazione di fronte all’ennesimo femminicidio nel nostro Paese. All’orrore per l’orrendo crimine compiuto contro Giovanna si aggiunge l’orrore per la “ caccia al romeno” che ha preso il via dall’intervento del governo contro i campi nomadi ed è proseguita come un’onda nera nelle aggressioni squadriste agli stranieri.
La violenza sulle donne non è prerogativa dei romeni, il fatto che l’aggressività maschile sia la prima causa di morte e di invalidità permanente per le donne in tutto il mondo , deve essere sempre presente nella visione complessiva di un dramma che travalica le differenze etniche, linguistiche e religiose. Non dobbiamo permettere a nessuno l’utilizzo strumentale della morte di una donna. Per noi la morte di Giovanna non è, purtroppo, diversa dalle altre centinaia di morti e violenze che le donne subiscono ogni giorno nel nostro paese e nel mondo, il fatto che sia stato commesso da un romeno non aggiunge orrore all’orrore.
Non esiste una specificità del problema rispetto ad una sola etnia, questa è stata montata ad ‘arte dai media a da qualche sciagurato politico, che ha sfruttato la morte di una donna per raggiungere obbiettivi che niente hanno a che vedere con la lotta alla violenza contro le donne.
Noi non dobbiamo permettere che l’ennesima tragedia venga utilizzata per colpire migliaia di donne, uomini e bambini che vivono in condizioni di estrema indigenza nel nostro Paese.
Che la colpa personale di un individuo venga fatta ricadere su un intero gruppo etnico, ci rimanda con la memoria a scenari d’altri tempi che vorremo francamente non rivivere.
La violenza contro le donne va combattuta ogni giorno con un reale cambiamento culturale nel nostro paese, non saranno certo le espulsioni o gli sgomberi degli stranieri a fermare il Femminicidio.
La maggior parte delle violenze si consuma muta tra le mura domestiche e a compierle sono mariti, conviventi parenti e amici. Dobbiamo partire da questo dato se realmente vogliamo cambiare le cose, bisogna parlare, discutere e cercare soluzioni per fermare la mano di questi aguzzini .
Il cambiamento deve partire dalle scuole, dalle famiglie nella società. Nelle scuole si devono programmare lezioni che educhino alla riscoperta e al rispetto della “differenza” tra i generi; nella società, nella politica si deve operare un reale cambiamento nel la distribuzione dei ruoli tra i generi, che per le donne troppo spesso i mass media ci trasmettono come solo ornamentale.






Patrizia Ruiu
Dipartimento politiche di Genere
Segreteria Provinciale Prc-Se

2 commenti:

Anonimo ha detto...

IL PIU’ FORTE DEI SENSI
La vista.
Vedere oltre le mimose.
Si vedono donne che vogliono essere viste. Donne in visione. Donne in tele-visione. Fenomeno cullato, coltivato, cresciuto, espanso; tutto pur di farsi notare; corpi associati ad oggetti: veline, letterine, schedine, telefonine, notine, paperette …. Un bel punto di arrivo per la generazione successiva a quella del femminismo! Non tutte, per carità, ma tante e sempre di più, coltivate nell’immaginifico massmediatico fin da piccole; un esercito di quelle che un tempo si chiamavano vallette. Se pur la vallettopoli dei giorni nostri sta a dire che poi non è cambiato molto, che sempre pedaggio bisogna pagare al patròn o al politico; i corpi in visione, strumenti del prodotto ludico, potrebbero oggi, almeno secondo la filosofia del prof. Brunetta in forza a Forza Italia, vendere bene anche il prodotto politico. Lui pensa alla destra. Corpi in tele-politica. Più belle, più bei voti. Vallette per politica da avanspettacolo, mentre, a destra o a sinistra prevalgono gli scontri di vecchi babbioni non per le donne ma per il potere. Corpi traslabili in diversi contesti.
Corpi visti da fuori. Dai calendari dai quali guardano e si guardano le top, le vip e le casalinghe. Mese per mese, un passato valutativo e qualificativo di pesi e misure continua ad inquadrare la visione di se stesse. Perfino la donna virtuale, quella creata dal nulla a suon di grafica vettoriale, quella futuribile, la dark Eve dalla mano di acciaio cromato, vincitrice del concorso a lei dedicato, recita e snocciola le misure 93 58 89, come ai tempi delle prime Miss Italia.
D’altra parte, mai come ora il corpo reale può tentare di rientrare nelle misure del corpo immaginato; la chirurgia estetica ha moltissime clienti; togli o aggiungi nella spasmodica rincorsa dei modelli lanciati dal mercato… un po’ di doverosa ipocrisia sull’anoressia; non troppa , mai disturbare la barca che va; và il made in Italy e va il made in technology…
Tecnologia, quella che permette i corpi visti da dentro. Operazione inversa: cancellare l’immaginato in favore del reale. Sofisticate tecniche di indagine stereoscopica nel corpo delle donne in quel contesto strategico dove si origina la vita. La progressione è continua. Le ultime tecniche della visione cancellano il sogno e mostrano il feto. Espropriazione in corso. Dare alla macchina quel che è della mente, dare al tecnico quel che è della donna.
Dare alla visione del monitor, del video, del display… E il vedere è ora il punto di arrivo dell’agire, ne è la sua ragione.
Corpi visti nell’uso e soprattutto nell’abuso. Alla violenza sessuale, quella persistente consumata nell’oscuro, non detto e non visto delle mura domestiche, si aggiunge quella fatta per essere mostrata, fatta apposta per essere vista e fatta vedere, amplificata e fruita. Le nuove frontiere della violenza sessuale e degli abusi in genere via cellulare, internet, You Tube…
Ma anche via Dolce & Gabbana, stando alle polemiche di questi giorni sulla pubblicità della maison. Praticamente una scena di preludio ad uno stupro di gruppo. Fashion. Interessante la risposta del duo sotto accusa. “Chi è il più volgare? L’autore o il fruitore?”. Ecco detto. Si produce quello che viene richiesto. Volgarità per volgarità, stupro per stupro… Questo è quanto a tutt’oggi. Dolcemente Gabbate. Lo stupro fashion; the glamour rape!…
Tutto è dato alla vista, al vedere, vedere, vedere il corpo carnale.

L’altra faccia del nascondere, nascondere nascondere (che nel gergo politico è censurare), il corpo politico. Possono protestare, le donne. Non si vedono.
Corpi non visibili. Se non esposti , oggettivizzati per motivi di “ordine pubblico”, esposti dalla strumentalizzazione politica, alla criminalizzazione, alla pubblica condanna. Ma quando sono corpi di donne e uomini che protestano avverso ad una politica indegna, allora non si vedono.
Non ci siamo viste/i nel corteo del primo maggio a Cervignano nella Bassa Friulana, numerosissimi NO TAV, non abbiamo visto, né da un giornale né da un telegionale le centinaia NO TAV alla manifestazione No Dal Molin di Vicenza; che la solidarietà e la comunità d’intenti nella lotta per la difesa del territorio sia tolto alla vista perché è ciò di cui il potere ha tremendo fastidio.
E vedremo questo 8 marzo le donne di Vicenza che gridano “la madre terra si ribella alle basi di guerra”?
Vedremo quelle di Milano al funerale dell’ovulo non fecondato, con l’invito a togliersi i preti dalle mutande?
Vedremo quelle che a Roma manifestano contro gli integralismi e gli inciuci clerico-politici?
E poi vedremo quelle con i sacchetti del fornaio con la scritta: Violenza sessuale il pane quotidiano delle donne?
Vedremo?… Probabilmente No. Forse qualcosa su qualche giornale locale, forse, perché il primo ordine, la prima morale addomesticata si costruisce nel cortile di casa. Qui vedremo un 8 marzo come da tradizione; un giorno di parcheggio, museo e palestra gratis + qualche iniziativa culturale e sanitaria collaterali. E grandi spazi su cene e banchetti. Certo sappiamo che il consumismo ha fagocitato tutto e ciò che non si può annichilire, va negato e nascosto. Ma, e siamo noi donne a denunciarlo con forza, la censura, la cancellazione delle proteste dei movimenti e delle donne, per la difesa e l’autodeterminazione del corpo, della terra, della vita in senso ambientale e contro la fraudolenza clericale, comporta uno stupro sociale cui i media e i politici locali sono in primis responsabili. E le loro responsabilità, per le donne sono più che visibili. Donne in visione: sì, noi li vediamo, li stiamo visionando da fuori, e da dentro, nei loro cervellini ipocriti e talvolta venduti in quanto anche la politica è messa sul mercato dell‘industria. Ne abbiamo una lunga lista. Siccome la vista dipende dai punti di vista; al di là delle mimose, delle vallette e delle paperette vediamo un forte senso di incazzatura; come dicono quelle di Vicenza, una bella gatta da pelare. Staremo a vedere.

Dumbles - feminis furlanis libertaris -

Anonimo ha detto...

Sì, ma adesso baciami, dannazione.